Data: 31/12/2002 - Anno: 8 - Numero: 4 - Pagina: 38 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Letture: 1177
AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Ogni tanto in Italia, ma anche in giro per il mondo civile, dOccidente e dOriente, salta fuori un dossier segreto che, talvolta, tanto segreto non . Gli si d lamplificazione che pure merita, magari lo su strumentalizza ad usum delphini, per un po di tempo occupa le prime pagine e le prime serate dei pi importanti mezzi di comunicazione, e poi nel mondo delloblio. Forse non c da stracciarsi le vesti per questo; forse ci risponde ad elementari esigenze prettamente umane; si potrebbe persino dire, forse, che giusto che sia cos. E meno male che cos. Sullonda emotiva di una di queste scoperte, alcuni anni fa correva voce -ma solo voce, in sordina- che immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, mediante un accordo molto segreto tra il governo italiano e qualche altra grande potenza, fu favorita, se non proprio stimolata o decisa, lemigrazione quasi di massa, verso lAmerica Latina. Cera il pericolo, allora, che a causa dellorientamento politico di grandi masse operaie, in Italia potesse avere il sopravvento, con il voto democratico, il Partito Comunista. La nostra penisola sarebbe quindi diventata una grande portaerei nemica in mezzo al Mediterraneo. E ci sarebbe stato un fatto grave, soprattutto perch contrastava con gli accordi di Yalta. Secondo questa voce, per la verit mai confermata almeno sino ad ora, il molto segreto accordo prevedeva che lEldorado delle speranze e delle lacrime di milioni di Italiani (Calabresi soprattutto) doveva esser lAmerica Latina, pi particolarmente lArgentina. Perch il Continente latino-americano poteva offrire infinito spazio vitale, facile possibilit di lavoro, habitat culturale favorevole; ma soprattutto nellAmerica del Sud abbondavano (ed ora?) governi forti, capaci di stroncare ogni sia pur virulento anelito di uguaglianza sociale, di socialismo, di riscatti dallo stato di miseria e di subalternit rispetto alle classi dominanti. In poche parole, le teste calde nellAmerica del Sud non avrebbero avuto vita lunga. Naturalmente con la benedizione di taluni potentati di tipo economico e politico, che ne avrebbero tratto esclusivo vantaggio. Il costo non importava. Non interessava. Non era argomento da porre sul tappeto. Si tratta, naturalmente, di supposizioni, di voci, di illazioni forse, che non autorizzano alcuno a fare la bench minima asserzione. Tanto meno lo facciamo noi, anche perch non vorremmo che uninfinit di benpensanti ci accusasse di fantapolitica. Alla fantapolitica non appartengono sicuramente, per, i trentamila desaparicidos dellArgentina: dramma storico intriso di abbondante sangue, anche italiano, dal 1976 al 1983. Sterminio consumatosi in quel grande e amico paese dallavvento della dittatura militare guidata dal generale Jorge Rafael Videla alla democratica elezione del presidente Ral Alfonsn. Ancora oggi, a distanza di un ventennio dalla fine di quelleccidio, viene spontaneo domandarci com stata possibile uninfamit di tali proporzioni senza che il mondo civile e religioso occidentale alzasse alta e forte la sua voce per esecrare, e sentenziare, e condannare. Noi non siamo certo le persone pi indicate per scriverne, ma la Triple A (Alleanza Argentina Anticomunista) veramente esistita, ed a lungo ha agito indisturbata con i suoi squadroni della morte. Cos come sono esistiti i trecentosessanta cinque CCD (Centri Clandestini di Detenzione), luoghi non solo di prigionia, ma anche di tortura e di sterminio, gestiti dalle tre Forze Armate e dalla Polizia Federale. Luoghi di detenzione dove sono entrati, quasi tutti senza uscirne, operai (30%), studenti (21%), impiegati (18%), professionisti (10%), insegnanti (5%). Ottomilanovecentosessanta secondo la Commissione Nazionale dInchiesta, ma non meno di trentamila, secondo numerose e attendibili altre fonti. Tutti definiti, dai responsabili dello sterminio, sovversivi sconfitti da una guerra giusta. Con tale terminologia etichettando quanti auspicavano una rivoluzione sociale, quanti davano una mano alla povera gente delle villas miserias dirigenti sindacali ragazzi dei centri giovanili giornalisti non asserviti giovani pacifisti, suore, preti. Tra i quali tanti figli e nipoti di italiani, tutti terroristi, secondo il potere instauratosi nel marzo del 1976. A nulla sono valse le continue manifestazioni a Plaza de Majo delle disperate madri col capo coperto dal fazzoletto bianco, decine e centinaia: le Hanno soprannominate Las Locas, le pazze. Come vane sono rimaste le manifestazioni delle las abuelas, nonne di cinquecento bambini cui sono state uccise le madri dopo averle fatto partorire: piccoli desaparicidos fin dalla nascita, privati della propria identit per essere presi in possesso da potenti , da carnefici, ed anche da gente che ignorava la terribile verit. Il pensiero va, naturalmente, a 1984, opera profetica di Orwell, edita da Mondadori nel 1950: non cera processo e nemmeno una semplice relazione dellarresto. La gente spariva, cos, semplicementeIl nome dellarrestato sarebbe stato cancellato dai registri, e ogni traccia di ci che avesse mai fatto veniva anchessa cancellata, la sua stessa esistenza sarebbe stato abolito, annullato, vaporizzato,. Sette anni, in terra dArgentina, in cui la gente veniva vaporizzata sotto gli occhi distratti del mondo intero, di chi fa le guerre giuste, a piacimento e per esclusivo interesse economico; di chi da un alto trono avrebbe un alto ed ineludibile dovere dintervento; sotto gli occhi distratti di autorevoli personalit politiche di governi democratici e civili, come lItalia. Occhi distratti, o copertura, se non collusione?! Noi ci fermiamo qui. Perch non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo andare oltre. Ch non nostro compito. Chi volesse saperne di pi potrebbe leggere In Sudamerica, opera di Italo Moretti pubblicata di recente da Sperling&Kupfer, libro a cui dobbiamo la parte maggiore delle informazioni in nostro possesso, ed al quale abbiamo attinto -onest intellettuale esige di dichiararlo- molte delle notizie di cui sopra. Se abbiamo scritto di questo argomento perch non solo indirettamente e in generale riguarda Badolato, come ogni altra parte dItalia e del mondo, ma soprattutto perch in tutta la vicenda compaiono, marginalmente o da protagonisti, persone comunque vicine a Badolato. Nel processo celebrato dalla II Corte dAssise di Roma, con cui sono stati comminati due ergastoli a due generali e condanne a 24 anni di carcere per altri cinque militari, argentini, per la scomparsa di otto persone di origine italiana, tra cui il piccolo Guido fatto nascere (giugno 1978) prima di sopprimere la madre (agosto 1978), il Pubblico Ministero stato un badolatese, che ha contribuito, con il suo lavoro di magistrato, a ridare fiducia a tanta gente, a cominciare dai numerosi parenti delle vittime che erano presenti al processo insieme a Estela Carlotto, leader delle abuelas di Plaza de Majo, nonna del piccolo Guido. Una sentenza che ha in parte smentito lamara dichiarazione di Hebe de Bonafini, una delle pi note Las Locas: Non chiediamo n memoria, n verit, n giustizia. Non crediamo nella giustizia, la memoria labbiamo e la verit gi la sappiamo. Quindi chiediamo la prigione per gli assassini, i loro amici e i loro complici.. Rimarr una condanna puramente virtuale, come pi duno lha subito definita? Noi vorremmo tanto di no, ma, per la conoscenza che abbiamo di questo nostro mondo, siamo certi, ahim!, che tra quelli che hanno la potest e il dovere di obbligare lesecutivit della sentenza, non c alcuno che ne abbia linteresse o la voglia. Badolatese era, ed , un professionista che tanto sta lavorando con competenza e produttivit in quella nobile e martoriata nazione. Quasi per caso, e quasi certamente in buona fede, era sottratta presa una musicassetta che apparteneva a persona a lui vicina. Allascolto del nastro, in altra sede, incredulit e perplessit dei presenti per i brani canori:
Aqui se queda la clara Seguiremos adelante la intronable transparencia como junto a ti seguimos de tu querida presencia, y con Fidel te decimos Comandante Che Guevara. hasta siempre Comandante.
Tra gli occasionali ascoltatori, la figlia di un poliziotto: immediati i pedinamenti e le indagini, che accertarono lassoluta onest e integrit morale dellallora giovane professionista. Soprattutto non era un comunista. Era il 1977: un desaparicido mancato. Era, ed , di Santa Caterina Ionio, lormai sessantenne che emigr per lArgentina nel 1949. Qui era un attivista comunista. A Buenos Aires fu arrestato tre volte; la terza volta rimase in carcere per oltre un mese. Pens bene, alla fine, di far rientro in Italia, al suo paesello: era sulla nave del ritorno nella terza decade del mese di marzo del 1976, mentre il generale Videla saliva al potere. Era di Badolato il giovane diciottenne contadino che nel 1955 approd in Argentina con negli occhi la gioia di vivere e la cuore la speranza di un futuro sicuramente migliore di quello che lo avrebbe atteso se fosse rimasto nel suo sempre amato paese. Con lui il padre, la madre, e quattro tra fratelli e sorelle. Fin dallet di 11 anni aveva cominciato a frequentare la sezione del Partito Comunista, ed era tra quelli che per le vie del paese, nelle sfilate e nei comizi elettorali cantavano Bandiera rossa e il Sole dellavvenire. In Argentina non cerano sfilate del genere cui partecipare, ma Francesco (gli diamo questo nome) continu ad esser comunista, senza tentennamenti e senza infingimenti. Quandera libero dal lavoro frequentava i luoghi del Partito del proletariato, firmando cos la sua condanna. Gli uomini della Triple A sono andati pi volte a casa per arrestarlo, ma il nostro Francesco era introvabile. Lattenzione si spost quindi su uno dei fratelli, che pur non era comunista, giacch era costume di quella gente concedere talvolta la propria attenzione anche ai congiunti intimi del sovversivo. Lha fatta franca perch da poco si era trasferito con la famiglia in altro paese. Unennesima irruzione notturna in casa di Francesco ebbe esito favorevole. In verit non si potrebbe scrivere di desaparicido, perch, grazie allintervento di un avvocato amico di famiglia, comunista anche lui, alcuni giorni dopo la scomparsa il corpo del nostro sovversivo fu trovato nel posto indicato. Non sappiamo se per eccezionale favore, o per vile denaro. Oggi Francesco riposa nel cimitero di.., accanto ai genitori, senza il conforto del mesto ricordo di figli che non ha mai avuto, n della moglie che lo segu di l a poco nella tomba. |